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La pettegola: un mestiere difficile

La pettegola: un mestiere difficileChe la si chiami pettegola, impicciona, ficcanaso, intrigante, curiosona poco importa, ma ognuno di noi, almeno una volta nella vita, fa i conti con una persona che non sa farsi i fatti propri.

Una leggenda metropolitana vuole che la pettegola sia donna, ma – credete a me – è stato avvistato qualche esemplare maschio. La stessa leggenda narra che non esista condominio senza una pettegola. Nei condomini rispettabili, poi, potrebber essercene anche più di una.

Quello della pettegola è un mestiere difficile, logorante, estenuante per il quale sono richieste grandi doti mentali e fisiche.

Non so se ci avete mai fatto caso, ma un’abile impicciona ha un’ottima resistenza al sonno: la pettegola non dorme mai!!! Si concede a malapena piccoli sonnellini di pochi minuti  perché deve costantemente tenere sotto controllo parenti, amici, conoscenti e vicini di casa (soprattutto i vicini di casa!).

Lei sa tutto di tutti, “vita, morte e miracoli”: sa gli orari di entrata ed uscita delle persone che abitano nel suo condominio, conosce a memoria le targhe delle loro automobili, sa cosa comprano al supermercato (ed anche in quali supermercati si servono), quando vanno al bagno, quando dormono, se russano, di che colore portano le mutande… riesce persino a riconoscere le sagome delle persone al buio. Già! La curiosona, infatti, sviluppa una vista notturna simile a quella felina… o più semplicemente si dota di un visore a infrarossi per poter meglio ficcare il naso nei fatti altrui ventiquattro ore su ventiquattro.

Tenacia, astuzia e dialettica sono le sue doti irrinunciabili: non può farsi i fatti altrui se non ha la tenacia di tampinare il suo prossimo e, al pari di un quarterback, placcare la preda per poterla sottoporre alle sue domande in perfetto stile Ispettore Derrik. E quando riesce a incastrare la sa vittima, sa subdolamente porle le sue domande tendenziose riuscendo a carpire informazioni che nemmeno sotto l’effetto del siero della verità il più abile uomo della CIA riuscirebbe ad estorcere ad una spia sovietica. La pettegola è furba e abile: si apposta e spia la sua preda e, non appena quella arriva nei pressi del portone di casa, magari dopo una lunga giornata passata a lavorare, lei compare, quasi si materializzasse dal nulla con la sua aria apparentemente sorpresa e disinteressata della serie “Ehi… da quanto tempo! Che coincidenza incontrarti .Come te la passi?”. Miei cari amici, è inutile dirvi che in quel momento il malcapitato (o la malcapitata, perché le vittime predilette sono le donne) può dire addio al suo tranquillo rientro a casa. E pensare che la vittima non vedeva l’ora di aprire la porta di casa, entrare, togliersi le scarpe e finalmente abbandonarsi al tanto meritato relax. E a nulla servono le scuse del tipo: “Mi spiace non potermi trattenere, ho i surgelati nella busta”… “Guarda, a malincuore devo abbandonarti, mi scappa la pipì”… “Scusami, ho lasciato il bambino in lavatrice e non vorrei iniziasse la centrifuga ‘ché si stropiccia”. La pettegola non demorde, è spietata e finge di non recepire il messaggio. Lei continua imperterrita a parlare e parlare e parlare, ma soprattutto a domandare e ad archiviare le risposte nella sua memoria a duemila terabyte.

Anche la memoria è una dote dell’impicciona: una pettegola che si rispetti deve per forza avere un’ottima capacità mnemonica. Lei deve sapere tutto di tutti perché una delle sue missioni è quella di divulgare a terzi le informazioni in suo possesso. E poco male se ci fa i suoi “ricamini” aggiungendo dettagli inesistenti. E sì! La ficcanaso ha anche una spiccata fantasia!

Se siete vittime di una pettegola, come lo sono io da taaaaaaaaanti anni, avete tutta la mia comprensione, miei amati Lettori. So cosa vuol dire essere preda: ci si trova costretti ad imparare l’arte dell’invisibilità dei ninja o della mimetizzazione dei camaleonti nella speranza di passare inosservati. È tutto inutile!!! L’unica cosa che resta da fare – lo dico con una certa amarezza –  è rassegnarsi.

Ma, d’altra parte, dobbiamo avere rispetto per le pettegole. Il loro, se ci pensate, è un duro lavoro, un mestiere difficile: trecentosessantacinque giorni l’anno, “h 24” a spiare la vita altrui rinunciando tristemente a farsene una propria, a veder crescere i propri figli… e senza nemmeno una retribuzione minima o al riconoscimento di qualche indennità per il lavoro usurante che compiono per il bene dell’umanità.

Florinda

Florinda

Nata a Bari e cresciuta nell'hinterland, zitella per scelta altrui, da sempre "personaggio" controcorrente, si spende affinché la Cultura diventi di moda più dei tatuaggi (lei ne ha 9... per ora!) e i giovani imparino che essere individualisti (con una puntina di egocentrismo) è decisamente più appagante del farsi inglobare in un unicum omologato fatto di rituali e convenzioni. Se un dio esiste, lei gli ha chiesto in dono un cervello funzionante rinunciando ad un bel décolleté!

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