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L’amicizia ai tempi di Facebook: un problema semantico.

Che bella invenzione internet… e pure Facebook!
“Faccialibro” è nato con la nobilissima intenzione di avvicinare famiglie o amici che, per le vicissitudini della vita, si trovavano lontani.
Ed ecco, all’inizio, ognuno di noi cercava su Facebook i compagni di scuola, i colleghi universitari, gli ex vicini di casa,…; dopo un po’ di ricerche tra omonimi, TROVATOOOOO! Wooow! Uno è emigrato in Australia per lavoro, un altro vive a Pizzodimunno per amore. E che piacere era quando quei vecchi amici accettavano la richiesta di amicizia! Che bello poter riallacciare i rapporti affettivi con loro, anche se filtrati da uno schermo e trasformati in milioni di bit.

Poi qualcosa è cambiato: in realtà noi utenti, me compresa, siamo cambiati. Sì, il problema siamo proprio noi: abbiamo perso di vista lo scopo precipuo di questo social.
Abbiamo iniziato ad usare Facebook per fare conoscenze ex novo. Fin qui non ci sarebbe niente di male… tranne il fatto che il regolamento di Facebook  (voluto da Zuckerberg) vieterebbe agli utenti di contattare gente estranea.
Il problema, dunque, arriva nel momento in cui, per connetterci all’illustre sconosciuto di turno che ci sta simpatico (o che ci piace), inviamo la fatidica “richiesta di amicizia”.

Domandare è lecito, rispondere è cortesia. Non tutti accettano la richiesta di un estraneo… ed è anche peggio se la richiesta è inviata da “Pinco Pallino” che, come foto del profilo ha un cane! Con  questo non voglio dire che siamo diventati un popolo di internauti scortesi, ma ci sta che siamo diffidenti o vogliamo difendere, in qualche modo e se possibile, la nostra privacy su Facebook.

In fondo, non possiamo chiamare “amico” qualcuno che non abbiamo mai incontrato, a cui non abbiamo nemmeno mai stretto la mano. Anzi, a dirla tutta, io credo che il problema riguardi principalmente  la scelta semantica fatta da Facebook.
Non si può parlare di “amicizia” quando si fa riferimento ad uno sconosciuto. E nemmeno si può parlare di “amicizia” se con qualcuno hai condiviso un caffè o un panzerotto e subito dopo l’hai agganciato sul social.
In questi casi, si tratta di una ben più blanda conoscenza o, ancor meglio, di una conoscenza occasionale.

Sì, perché l’amicizia è un valore, un sentimento profondo fatto di confidenza, stima, affetto reciproci. E tutto questo non si può e non si deve costruire dall’oggi al domani, con qualche ora passata a dir cazzate una domenica pomeriggio o con qualche scambio di battute su Messenger.
Facebook, in questo senso, ha fatto un enorme danno alle nostre relazioni sociali perché troppe persone, ormai, non sanno più cosa sia l’amicizia, quella vera.

Florinda

Florinda

Nata a Bari e cresciuta nell'hinterland, zitella per scelta altrui, da sempre "personaggio" controcorrente, si spende affinché la Cultura diventi di moda più dei tatuaggi (lei ne ha 9... per ora!) e i giovani imparino che essere individualisti (con una puntina di egocentrismo) è decisamente più appagante del farsi inglobare in un unicum omologato fatto di rituali e convenzioni. Se un dio esiste, lei gli ha chiesto in dono un cervello funzionante rinunciando ad un bel décolleté!

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