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Il Carnevale della mia infanzia: tra dolci ricordi e piccoli traumi!

Il Carnevale è finito ieri. Anche quest’anno sono riuscita ad evitare feste e veglioni in maschera. Vi sembrerò una guastafeste, ma l’idea di mascherarmi proprio non mi garba. L’avreste mai detto, miei amati Lettori? Tra poco vi farò capire il perché.

Iniziamo, però, col dire che il Carnevale nasce molto prima del Cristianesimo. Si tratta di una tradizione pagana. Pare che, durante il periodo dei saturnali, gli antichi romani concedessero ai loro schiavi la possibilità di sovvertire le gerarchie sociali: gli “ultimi” potevano, dunque, vivere qualche ora vestendo i panni dei ricchi padroni e deriderli, concedendosi qualche libertà.

Stando a questo, durante i veglioni e le feste, dovremmo stravolgerci: uomini con gonne, trucco e tacchi; donne con baffi e calvizie incipiente; operai griffati da capo a piedi e col Rolex sul polsino; imprenditori con le tute blu;… Immaginate il divertimento e le risate?!

Beh! Quand’ero piccola, a casa mia, era proprio così. Durante il Carnevale dovevo camuffarmi così bene da non farmi riconoscere. Per me niente vestitini da principesse, fatine e farfalle; niente gonnelloni in cui inciampare; niente parrucche urticanti dai colori improbabili. Per fortuna!!!

Mia madre e le mie zie, in team, “mi conciavano per le feste”, nel senso letterale delle parole. Nelle settimane precedenti le festicciole, si apriva la stagione della caccia al costume che doveva essere, nel mio caso, rigorosamente maschile e inconsueto. Ma quel costume, per tradizione familiare e non per tirchieria, non andava comprato: bisognava tramandarlo da una generazione all’altra, scambiarlo o, al massimo, cucirlo. Belle queste tradizioni, non trovate? Ora, nell’era del consumismo, non si fa più! Peccato!!!

E la caccia finiva quando il mio team riusciva a trovare IL costume! Maschile e inconsueto.

bimbe mascherateHo avuto i costumi più disparati: Pinocchio, giullare, pirata, Zorro,… A vederli, erano tutti bellissimi ed ero entusiasta al pensiero di indossarli. Quello che più mi piaceva era l’idea di andare controcorrente: io, femmina, coi boccoli, vestita da maschio. Io, femmina, diversa dalle altre femmine tutte omologate, nei loro vestitini da principesse e fatine. Che noia!

Il problema arrivava quando quei panni dovevo indossarli. Vi faccio qualche esempio:

  • Il mio naso di Pinocchiocostume di Pinocchio: calzoncini e camiciola in raso, calze di lana marroncine (per l’effetto legno), cappellino a punta, colletto di plastica (perché???) e fioccone. Non vi pare manchi qualcosa? Bravi!!! Il naso! Che Pinocchio sei se non hai il naso? Ed ecco lì mia madre che, antesignana del buon Giovanni Muciaccia, armata di cartoncino marroncino (sempre per l’effetto legno), forbici ed elastico sottile, mi prepara il lungo naso. Ve la faccio breve: ero costretta a respirare dalla bocca!
  • Costume da giullarecostume da giullare (versione 1): campanelli sul cappello; campanelli sul colletto e sui polsini della giubba; campanelli ovunque. Persino sulle punte ricurve all’insù dei copriscarpe. Diding… diding… diding… Dopo mezz’ora diventavo epilettica! [nella foto il costume da giullare versione 2, quella senza campanelli]
  • Il mio Corsaro Nerocostume da Corsaro Nero con tanto di benda sull’occhio destro. Peccato che il destro sia, da sempre, il mio occhio buono! Morale della favola: sbattevo, inciampavo,…
  • costume da pipistrello corredato di cuffietta con le orecchie che, però, si ammosciavano sempre. Mi venivano anche disegnati i baffi anche se, all’epoca, non ne avevo bisogno: bastavano i miei naturali baffetti da sparviero. (Che si dice della donna baffuta?).  Ci fosse stata una persona a non dirmi “Uuuuuuuuh… Che bel gattino nero!”. E giù di corna e grattate ai gioielli di famiglia!

Ma il meglio l’ho volutamente lasciato alla fine! Avevo 12 anni ed era la fine degli Anni ’80. Cercavo disperatamente di farmi accettare dalle mie compagne di classe. A scuola, per loro, ero la “secchiona”, quella noiosa, quella che si invita a fare il lavoro di gruppo con l’unico intento di far fare tutto a lei,  da sola, mentre gli altri giocano.

Madonna icona punkDicevo: erano gli anni del punk e tutte le mie compagne si sarebbero camuffate da punk. Jeans strappati, trucco marcato, capelli cotonati e colorati… Figooooo! Tutte loro. IO NO! A mia zia venne l’insana idea di realizzarmi un costume che fosse unico, irripetibile. Dopo lunga riflessione, mia zia, la mia madrina di Cresima, pensò bene di farmi travestire da MELA COL VERME! Sì, avete letto bene! Io, in quel costume, praticamente ero il picciolo. Peccato non fossi così esile da risultare credibile!

La cosa più imbarazzante di quel vestito era il materiale di cui era fatto: carta crespa. La carta crespa rossa era avvolta attorno ad una struttura di fil di ferro; a indossavo grazie a delle bretelle rubate a mio zio! La struttura, ovviamente bombata e tondeggiante, partiva da sotto le ascelle e arrivava alle ginocchia. Dal centro della mela sbucava un verme verde che, ci ho pensato solo molti anni dopo, sembrava il pene di Hulk in erezione! Bleeeeeack!!! Mia zia, finito quello che secondo lei era un capolavoro, si raccomandò di fare attenzione per non rovinarlo. Insomma: per non acciaccare o strappare il “vestito”, ero costretta ad andare in giro a braccia aperte e a restare in piedi.

Devo per forza raccontarvi l’epilogo di quel mio tragico Carnevale? Mi hanno paraculato fino a Pasqua… dell’anno dopo!

Amici miei, oggi, a 43 anni suonati, ci rido su ma, fidatevi, certe esperienze possono lasciare il segno! E poi, non ditemi che le maschere non fanno paura!  😜

 

Florinda

Florinda

Nata a Bari e cresciuta nell'hinterland, zitella per scelta altrui, da sempre "personaggio" controcorrente, si spende affinché la Cultura diventi di moda più dei tatuaggi (lei ne ha 9... per ora!) e i giovani imparino che essere individualisti (con una puntina di egocentrismo) è decisamente più appagante del farsi inglobare in un unicum omologato fatto di rituali e convenzioni. Se un dio esiste, lei gli ha chiesto in dono un cervello funzionante rinunciando ad un bel décolleté!

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