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Resti figlio finché mamma non smette di preoccuparsi per te

Quante volte abbiamo detto o sentito l’adagio “la mamma è sempre la mamma”? Credo un’infinità. C’è poco da fare: la saggezza racchiusa nei modi di dire non sbaglia mai! È vero che una madre non smette mai di esser tale, nemmeno quando la sua creatura è ormai diventata adulta ed ha spiccato il volo dal nido per viaggiare in solitaria.

Quello della “mamma” è il mestiere più duro,difficile, delicato e stressante che una donna possa fare nella sua vita, ma anche il mestiere di figlio non è semplice!!! E non lo è soprattutto quando si diventa figli adulti.Resti figlio finché mamma non smette di preoccuparsi

Esistono almeno tre tipi di figli adulti: quelli che si sposano e mettono su una loro famiglia, quelli che restano single e decidono di vivere lontano dal focolare domestico della loro infanzia e, dulcis in fundo, quelli che decidono (o sono costretti) a restare a casa “di mammà”. Ma esiste un solo tipo di mamma: quella che resta sveglia di notte ad aspettare che rientri, con le budella attorcigliate dall’ansia e dalla paura che possa esserti successo qualcosa di brutto. Sì, le mamme dei figli adulti diventano particolarmente catastrofiste, più di quando i loro cuccioli erano davvero teneri e indifesi.

Ora vi starete dicendo che sono in errore perché non esiste solamente un tipo di genitrice, ma esistono diversi tipi di madri. Ecco! È proprio qui la differenza: tra le parole “mamma” e “madre”. Di madri, infatti ce ne sono tante, di tantissimi tipi, ma quando diciamo “mamma” intendiamo tutti porre l’accento sul rapporto affettivo fortissimo che abbiamo con colei che ci ha generati, cresciuti e amati sopra ogni cosa, rinunciando a tanto per accontentare noi. Mi date ragione adesso?

Il lavoro delle mamme non finisce mai: dura tutta la vita, senza possibilità di pensionamento. Anzi, da un certo punto in poi, quando l’età avanza, non solo sono chiamate ad essere mamme, ma ad essere nonne. Comunque è un mestiere faticoso. Non parlo della fatica fisica (che, comunque, non metto in discussione), ma della fatica mentale delle nostre povere mamme.

Hanno mille preoccupazioni e riguardi verso noi figli, anche se abbiamo i capelli brizzolati o stiamo avvicinandoci alla menopausa anche noi. Si preoccupano che mangiamo a sufficienza (e quando ci riempiono i piatti, lo fanno con la pala meccanica!), si premurano di prepararci i nostri piatti preferiti (a costo di passare ore ed ore davanti ai fornelli, anche in piena estate), si adoperano affinché il nostro riposo non sia disturbato da rumori indesiderati (e quindi si precipitano a mettere fuori uso telefoni, citofono e pure la signora che abita “al piano di sopra”: con un paio di calci e mosse degne del miglior ninja e ben assestati le spezza le caviglie per impedirle di camminare con i suoi adorati sabot in piombo).

 

Questo suo comportamento impulsivo (e talvolta compulsivo) può essere imbarazzante, decisamente trooooooooooppo imbarazzante. Provate a immaginare la situazione: hai quarant’anni, sei in giro con gli amici e sul più bello che sei con loro a far colazione a base di panino con porchetta e birra ghiacciata alle 4:30 del mattino, senti il tuo telefono “urlare” la suoneria dedicata alla mamma (solitamente è “Mama mia” degli Abba… o almeno la mia è quella!). Tutti ti guardano e tu vorresti sprofondare, farti ingoiare dalle viscere della Terra. I loro sguardi sono biasimevoli e sai che loro, i tuoi amici, non perderanno occasione per farti battutine sulla telefonata della mamy. E parliamo della telefonata. Lei si sveglia nel cuore della notte, non ti vede nel tuo letto decide a chiamarti, senza minimamente preoccuparsi che potrebbe essere inopportuna. Ma soprattutto lei riesce a telefonare! Cosa c’è di strano? C’è di strano che io, quando mi sveglio (anche dopo otto ore di sonno profondo), non riesco nemmeno ad aprire gli occhi, figuriamoci a sbloccare la tastiera del telefono e comporre il numero di chicchessia! La mamma, invece, ci riesce, con gli occhi semichiusi e senza inforcare gli occhiali. E pensare che normalmente, per leggere ha bisogno degli occhiali da lettura montati sul telescopio! E per di più, di solito, litiga col suo cellulare perché non riesce a sbloccare la tastiera, ma non alle 4:30 del mattino. Alle 4:30 del mattino, la tastiera si sblocca senza problemi (miracoli della tecnologia… dei quali potremmo fare anche a meno!). E che dire della voce? Io, sempre appena sveglia, ho la voce che è uno strano miscuglio tra quella di Berry White e quella di Marvin Gaye. Quella della mamma no!!! La sua voce è chiara e squillante come quelle della Amoroso, della Pausini, della Russo, della Ruggero e della Carey messe insieme, anche alle 4:30 del mattino (ma, a farci mente locale, è sempre chiara e squillante quando si sveglia) e, nonostante sia notte, lei mantiene il volume tarato sugli ottanta decibel, tanto per assicurarsi che tu la senta “forte e chiaro”. Tu sai cosa ti aspetta, ma non puoi lasciare che il tuo telefono suoni tutta la canzone degli Abba in modalità “incrementale” e, men che meno, puoi sostenere a lungo le occhiate dei tuoi amici che, ormai, ti guardano tutti (anche i due che si erano defilati a pomiciare) e aspettano che tu risponda. Quindi tu respiri profondamente, apri la comunicazione e, con voce garrula e gioviale esordisci: “Mamma! Dimmi.”. Subito allontani il telefono dall’orecchio perché vuoi preservarti il timpano dallo sfondamento, ma non è per quello i tuoi amici riusciranno a sentire il “dolce” messaggio di tua madre. È inevitabile che tutti sentano perchè lei alzerà la voce (il volume è direttamente proporzionale al livello di preoccupazione raggiunto da dalla mamma) e tu ne sei tristemente consapevole. Lei inizierà a farti le domande a raffica, senza respirare e senza nemmeno darti il tempo di rispondere: “Masipuòsaperedovesei?conchi?perché?chestaifacendo?haivistocheoresono?no,dico,sonole4:30!acheorapensidiritirarti?”. Tu la lasci parlare e guardi i tuoi amici facendo faccette buffe della serie “che ci volete fare? Mia madre è così!” (In quel momento è madre, non mamma, perché quando riesce a metterti in imbarazzo, tu dimentichi di volerle tutto il bene del mondo!). Quando si ferma a prendere fiato, tu approfitti e prendi parola dicendo: “Sto tornando. Vai a dormire tranquilla. Ciao ma’!”. E subito chiudi la telefonata. In cuor tuo sai che la rassicurazione che le hai dato non sortirà affatto l’effetto di farla tornare a letto. Alba rovinata! Mestamente saluti la combriccola e torni a casa dove lei sarà sveglia ad aspettarti. Ma prima di arrivare, ti fermi a comprare dei cornetti e, per la mamma, il krapfen alla crema che lei tanto ama. Magari, così, ti fai perdonare… insomma provi ad addolcirla col dolcetto. A volte funziona, ma altre…

Poi ci sono le occasioni in cui quel suo comportamento apprensivo ti fa commuovere, ti fa desiderare di essere ancora il cucciolo che può correre a rifugiarsi tra le sue braccia, seduto sulle sue ginocchia. Sei adulto e vaccinato, ma ti sei fatto mettere K.O. da una brutta influenza, quindi sei a letto, con la febbre alta, non riesci a dormire, ma resti sotto le coperte nella speranza che le medicine facciano effetto e il mal di testa sparisca. Lei si alza nel cuore della notte per venire a vedere come stai, esattamente come faceva quando avevi la febbre a due anni. La senti arrivare, ma non ti muovi. Lei si avvicina e non ti dice niente perché non si accorge che sei sveglio. Senti solamente la sua mano che delicatamente ti sfiora la fronte per vedere se scotta ancora. E in quel momento torni piccolo piccolo, quel bimbo malaticcio che, poi, veniva viziato a suon di cioccolato, succhi di frutta freschi o di gelato. E resti lì, con una lacrima di emozione e nostalgia che vorrebbe scendere, ma il tuo orgoglio glielo impedisce… sei adulto ormai!

Eppure sei sempre figlio e “di mamma ce n’è una sola”!

Florinda

Florinda

Nata a Bari e cresciuta nell'hinterland, zitella per scelta altrui, da sempre "personaggio" controcorrente, si spende affinché la Cultura diventi di moda più dei tatuaggi (lei ne ha 9... per ora!) e i giovani imparino che essere individualisti (con una puntina di egocentrismo) è decisamente più appagante del farsi inglobare in un unicum omologato fatto di rituali e convenzioni. Se un dio esiste, lei gli ha chiesto in dono un cervello funzionante rinunciando ad un bel décolleté!

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