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Un matrimonio e tanti, ma tanti guai – seconda puntata

Parliamo ancora di matrimonio. Non posso certo lasciarvi sul più bello del racconto, quando la sposa è ancora sul sagrato e si accinge ad entrare in chiesa per andare incontro al suo quasi-marito e al suo destino. [ http://infinita-mente.com/2016/07/31/matrimonio-tanti-guai-1punt/ ]Un matrimonio e tanti, ma tanti guai, 2

Vediamo cosa succede adesso. Certo, io non sono proprio un’esperta in cerimonie, specie di quelle in chiesa, perché da buona atea convinta e coerente, evito di entrare nei luoghi di culto (ma questa è un’altra storia!). Per quel poco che ho visto, comunque, non mi sono mai persa niente di che. Alla fine, salvo qualche caduta del fotografo, qualche gaffe degli sposi durante le promesse, qualche paggetto a cui cascano le braghe, i riti nuziali sono tutti uguali: Gli  sposi che danno le spalle agli invitati che, invece, vorrebbero vedere le loro facce emozionate, commosse, fors’anche un tantino impaurite. E tra gli invitati, nelle prime file siedono le mamme-suocere, impettite, felicemente tristi o tristemente felici, comunque in lacrime. Tutto sta a capire se le lacrime sono solamente di commozione per l’evento che vede protagonisti i loro figli oppure per il dolore del distacco dalla propria creatura (e questo avviene per lo più alle mamme degli uomini) o per l’avversione verso la nuora (cosa assai probabile, visto che del rapporto suocera/nuora se ne raccontano di cotte e di crude!).

Poi ci sono le sorelle, le nonne, le zie, le cugine, le amiche… tuuuuuuuuuutte coi lacrimoni e il naso colante. Che spettacolo impietoso!!! Vestite e truccate di tutto punto (se non è pieno agosto) e col moccolone che scende inesorabile dal naso per andare a soggiornare sul labbro. Che voi sappiate, Amici miei, oltre al rossetto water resistant, ne esiste uno resistente al “moccio”?

Lasciamo stare questa immagine poco decorosa e passiamo oltre.

Finita la cerimonia, gli sposi escono dalla chiesa e vengono bombardati da chili di riso, petali di rose, coriandoli, confetti, monetine,… Ora: finché si tratta di riso, petali e coriandoli tutto ok, ma quando piovono in testa monetine e confetti… ahi! Siamo appena usciti dalla chiesa, ma l’imprecazione è d’obbligo! Si dice che portino fortuna: forse la fortuna è non essere colpiti o non riportare traumi da bombardamento!

Ed ora hanno inizio i festeggiamenti!!! Foto di gruppo con grandangolo per le quali i fotografi costringono gli ospiti a restare in posa per un tempo infinito: cento e passa persone mummificate sulle scale della chiesa mentre, alle loro spalle, il sagrestano brontolone già comincia a spazzar via il riso dal pavimento e si appresta a chiudere le porte della chiesa. (Dalle mie parti qualcuno direbbe: “a cacciare proprio!!!).

Ultimamente si sta diffondendo, specie qui al sud, un’usanza: il brindisi agli sposi fuori dalla chiesa. Teribbbbbbbbbile!!! Dico io: non si può aspettare di arrivare in sala ricevimenti per brindare? Si deve per forza fare questo rituale? È davvero brutto! Io, di solito, in quel momento mi defilo, così come evito di assalire gli sposi per far loro gli auguri, tanto posso sempre farli in sala, con calma.

Esauriti i convenevoli, gli invitati si organizzano e si dirigono alle macchine, tutte tirate a lucido ed infiocchettate per l’occasione. Ci sono automobili che vengono lavate solamente in occasionne di matrimoni! E tutte auto di un certo livello!!! Mica si può andare ad un matrimonio con la Fiat 600 immatricolata negli anni ’90! Io credo che in molti si facciano prestare le macchine da parenti o amici o ne affittino una.

Tra gli invitati c’è sempre qualcuno che non sa dove si trovi la sala ricevimenti, ma c’è anche chi in quella sala c’è già stato e si mette a capo del lungo corteo di veicoli che, non ho ancora capito per quale motivo, inizia a fare frastuono con i clacson. Che imbarazzo! Per fortuna la macchina in cui viaggio quando vado ai matrimoni ha i vetri oscurati! Ho una reputazione da difendere io!!!

Dopo aver fatto un viaggio di non meno di 60 km (quando dice bene!), si arriva alla sala ricevimenti scelta dagli sposi. Ed anche su questo ho una domanda a cui non so dare una risposta: perché scegliere una sala ricevimenti lontana dalla chiesa? Perché costringere le persone anche ad affrontare il viaggio che, all’andata non è poi tanto faticoso, ma al rientro… Non so se avete notato, ma sono davvero poche le sale i cui parcheggi sono asfaltati. E così si assiste al transito delle donne con tacchi a spillo vertiginosi sulla brecciolina bianca. Questo è uno dei momenti più esilaranti della giornata! Il loro incedere è quanto mai buffo, rischiano di cadere ad ogni passo… e qualcuna ci riesce anche!!! Sarò bastarda, ma non riesco a fare a meno di ridere se qualcuno cade… anche quando a cadere sono io!

Gli sposi arrivano in sala dopo circa un paio d’ore perché, prima, si sono recati in qualche posto suggestivo a fare le foto da inserire nell’album dei ricordi. Insomma, sono andati a “spararsi le pose”… che cosa ridicolaaaaa! Gli ospiti, nel frattempo, sono tenuti buoni dai camerieri che offrono loro dei beni di conforto per evitare che stramazzino al suolo a causa di un calo glicemico. Perché, a questo punto, si son fatte almeno le 15:00!

Ed eccoli finalmente! Gli sposi!!! Al loro arrivo: brindisi di benvenuto coi calici incrociati (a bere sono solamente gli sposi), taglio del nastro tenuto dalle sfigate… cioè dalle donne non ancora sposate o fidanzate, e, dulcis in fundo, la voce di qualcuno, ad un microfono, annuncia che gli sposi sono nei pressi del loro tavolo, pronti a ricevere gli auguri.

Chi non è del sud starà chiedendosi: “Di nuovo? Non li avevate già fatti sul sagrato?”. Mi tocca, a questo punto spiegare cosa si intenda quaggiù per auguri. Qui da noi significa: “adesso, miei cari invitati, potete andare a pagarvi il pranzo dando la vostra busta da lettera con dentro il vostro regalo in banconote di grosso taglio”. Finito il rituale di consegna delle buste, gli sposi si assentano sempre. Vanno ad aprire le buste e a contare gli incassi. E, soprattutto, a “fare la critica” sugli invitati col braccino corto! (“Braccino corto”: soggetto tirchio, parsimonioso, sparagnino, n.d.a.).

A questo punto si mangia? Macché!!! Bisogna fare le foto. Ogni nucleo familiare deve fare la sua foto con gli sposi che verrà loro consegnata durante il pranzo. Dai… bisogna fare in fretta, prima che il trucco delle signore si smonti definitivamente e gli uomini allentino il nodo della cravatta. Quanti più sono gli invitati, tanto più lunga è la procedura. Ma prima o poi finisce e…

… e finalmente si mangia!!!

37 tipi diversi di antipasto che, da soli, basterebbero a sfamarti per una settimana, due primi, due secondi con rispettivi contorni intervallati da un sorbetto, carrello dei formaggi, composta di frutta. Il tutto intervallato da momenti di ballo… bisogna pur smaltire quel che si è mangiato!

Al termine della maratona dell’ingrasso, la stessa voce di prima (che ogni tanto, durante il pranzo, prorompe chiedendo un “applauso agli sposiiiiii”, magari anche mentre stai ingaggiando una lotta all’ultimo sangue con l’astice che hai nel piatto nel vano tentativo di aprirlo e mangiarlo senza sporcarti il vestito che finirai di pagare tra due anni con comode rate mensili da centosettanta euro!), quella stessa voce che hai iniziato a detestare, esorta gli invitati a trasferirsi in un’altra sala per il buffet dei dolci e il taglio della torta.

Ed ecco sui volti delle signore disegnarsi espressioni di sgomento e terrore! Si sono tolte le scarpe e le hanno nascoste sotto il tavolo perché, dopo 12 ore, i tacchi iniziano a far male ed ora temono di non riuscire più a rimettersele. Alcune non ci riescono!!! Tutti, così, in una sorta di transumanza, si trascinano (qualcuno rotola) nell’altra sala. Ormai sono tutti stremati, appesantiti ed anche un pochino “bevuti”, sposi inclusi, ma loro non possono far vedere che stanno per cedere. A loro non è concesso! Devono fare il taglio della torta e le foto di rito in cui devono apparire freschi, allegri e riposati!

Dai… un ultimo sforzo! La giornata sta per finire! Manca poco!!! Non resta altro che, dopo aver mandato giù i dolci, consegnare le bomboniere e sperare che vadano tutti via.

Ehiiiiii! E il lancio del bouquet? Non c’è matrimonio che si rispetti senza il taglio della cravatta dello sposo ed il lancio del bouquet. E così, ecco tutte le zitelle… ehm… le single posizionarsi pronte a sgomitare e placcare le “avversarie pur di accaparrarselo. Io, da questo rituale mi ritraggo sempre. Lo detesto! Eppure una volta, costretta, mi son trovata in mezzo alla mischia e senza sgomitare, il mazzo di roselline stava per precipitarmi tra le mani. Ero sgomenta! Noooooooooo.. non venire qui, nooooooooooooooooo! Ma poi ecco che una signora sposata ha provveduto a prenderlo. Gliene sono infinitamente grata! Al secondo tentativo sono riuscccita a chiamarmi fuori dalla mischia! Fiuuuuuuuuuuuuuu…

Beh, dunque, riepiloghiamo: giarrettiera sfilata coi denti, lancio degli sposi, balli, discorsi,… tutto fatto! A questo punto gli sposi sono così esausti che non vedono l’ora che anche l’ultimo invitato vada via. D’altra parte, c’è tanta strada da fare per tornare a casa. Che aspettate ad andare via? Orsù!!!

Eppure, ancora qualcosa li aspetta…

…ma nella prossima puntata!

Florinda

Florinda

Nata a Bari e cresciuta nell'hinterland, zitella per scelta altrui, da sempre "personaggio" controcorrente, si spende affinché la Cultura diventi di moda più dei tatuaggi (lei ne ha 9... per ora!) e i giovani imparino che essere individualisti (con una puntina di egocentrismo) è decisamente più appagante del farsi inglobare in un unicum omologato fatto di rituali e convenzioni. Se un dio esiste, lei gli ha chiesto in dono un cervello funzionante rinunciando ad un bel décolleté!

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