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Mettiamocelo in testa: l’8 marzo NON è la Festa della Donna!

Quella dell’8 marzo NON è la Festa della Donna. Questa è la Giornata Internazionale della Donna. Trovo assolutamente riduttivo, banale e qualunquista – ma perfettamente in linea con la pochezza dei nostri tempi – chiamarla Festa della Donna.

Attorno a questa data, poi, proliferano informazioni non esatte. Mi urge,  quindi, fare chiarezza.

8marzo21Troppa gente è convinta che questa ricorrenza serva a celebrare la memoria di 143 operaie (tra loro 39 italiane emigrate) morte a New York nell’incendio di un’industria tessile, avvenuto il 25 marzo 1911. Se così fosse, la ricorrenza cadrebbe in quella data. Non vi pare?

L’incendio della Triangle (era questo il nome esatto della fabbrica tessile) è solo uno degli avvenimenti commemorati nella Giornata Internazionale della Donna, ma non è il motivo per il quale questa giornata è stata istituita. Le reali origini della Giornata Internazionale della Donna sono altre e altrove.

403b1565-10b1-49e7-9bb5-ca14472a7790Tutto ebbe inizio in quel di Stoccarda, nel lontano 1907. Durante il VII Congresso della II Internazionale Socialista, tra i vari temi si affrontò anche quello della condizione femminile e del diritto di voto alle donne grazie agli interventi di marxiste quali Rosa Luxemburg e Clara Zetkin.

Nel 1908 la socialista americana Corinne Brown propose di istituire il “Woman’s Day”, giorno in cui le donne socialiste potevano riunirsi ed esporre le proprie istanze sociali.
La manifestazione fu creata solo nel 1910 ad iniziativa di operaie camiciaie newyorchesi (fu fissata la data al 28 febbraio).

Nel frattempo, a Copenaghen, durante l’VIII Congresso dell’Internazionale socialista, si propose di creare la “Giornata della Donna” da celebrarsi, a partire dal 1911, ogni 19 marzo (data scelta per ricordare il 19 marzo 1848, giorno in cui, durante la rivoluzione contro il re di Prussia, il re fu costretto a riconoscere agli insorti alcuni diritti fondamentali). Le celebrazioni non furono continuative in nessun Paese, a causa della Prima Guerra Mondiale.

images (9)Ma la svolta arrivò dalla grande Russia l’8 marzo 1917 (secondo il calendario giuliano, all’epoca utilizzato in Russia, era il 23 febbraio). A San Pietroburgo le donne guidarono una protesta contro la guerra. I bolscevichi non riuscirono a reprimerla e questo accelerò la caduta dello zar. L’8 marzo 1917, dunque, rappresentò l’inizio della Rivoluzione Russa di febbraio.

Nel 1921, poi, a Mosca, durante la II Conferenza delle Donne Comuniste, si decise di fissare per l’8 marzo la “Giornata Internazionale dell’Operaia”.
Fu Lenin a denominarla “Giornata Internazionale della Donna”, visto il ruolo cruciale che tutte le donne russe ebbero nella caduta dello zar e nell’avvento del Comunismo leninista.

Non lo sapevate, vero? Di sicuro vi starete domandando come mai di questo non eravate a conoscenza. Come mai questo pezzo di Storia non lo avete mai letto sui vostri libri (cosa che personalmente trovo strana, considerando che i testi di Storia attualmente in uso nelle scuole di ogni ordine e grado hanno un taglio piuttosto sinistroide… a scapito di un insegnamento imparziale!)? E, di sicuro, anche voi eravate convinti che la Festa della Donna fosse semplicemente la commemorazione di quelle operaie. Da dove nasce questo fraintendimento?

Ora: la confusione arriva da questioni politiche in seno agli Stati occidentali (quindi NON comunisti). Dovendo procedere all’isolamento politico della Russia comunista, era impossibile pensare di poter celebrare una giornata in onore delle donne e dei loro diritti concepita proprio in seno all’ideologia comunista. Ecco perché si individuò nella tragedia della Triangle il motivo scatenante della manifestazione.

Il resto della genesi di questa ricorrenza ve lo risparmio. Quello che proprio non voglio e non posso risparmiarvi è una mia riflessione su questa giornata.

Come al solito, noi italiani  (e parlo solo di noi perché non ho conoscenza di cosa accade all’estero) siamo riusciti a sminuire il significato di questa giornata. Ma, in fondo, noi abbiamo un talento particolare nel dissacrare le nostre ricorrenze. Natale, Pasqua, San Valentino, Festa dei Lavoratori, della Liberazione, della Repubblica,… tutte occasioni e ricorrenze che erano pregne di significato, fosse esso religioso o laico; occasioni che dovevano essere dedicate alla riflessione. Tutte puntualmente e metodicamente trasformate in festacchioni consumistici. Evvivaaaaaaaaaa!

Ed è proprio quest’aspetto ciò che più mi rattrista della giornata di oggi.

images (4)Vedete: viviamo in un mondo in cui ancora troppe donne sono schiave. Ancora troppe sono le donne infibulate, le donne costrette a non studiare; quelle segregate in casa a far da mogli e madri; quelle nascoste (non per loro scelta) da veli e “tendoni” che ne annullano l’identità. Ancora troppe sono quelle che cadono vittime del femminicidio. Ancora, anche nel nostro primo mondo – così evoluto – le donne sono in una situazione di svantaggio in ambito lavorativo. In Italia, si devono tutelare le “quote rosa” e il diritto della donna ad essere lavoratrice e madre insieme.

È proprio di tutto questo che si dovrebbe parlare nella Giornata Internazionale della Donna. Ogni anno bisognerebbe mettersi a tavolino a fare il punto della situazione, a far la conta dei progressi. E dovremmo farlo tutti e, soprattutto, TUTTE!

E invece ci occupiamo di altre questioni molto più importanti. Da settimane ad organizzarsi per la Festa della Donna: cosa indossare per la libera (leggi selvaggia!) uscita tra sole donne; dove parcheggiare marito, figli e pure nipotini; dove andare a mangiare e ballare e, possibilmente, a mettere qualche banconota nel succinto slip dello spogliarellista di turno!

Meditate, donne, meditate!

Per ridere un po'
Per ridere un po’
Florinda

Florinda

Nata a Bari e cresciuta nell'hinterland, zitella per scelta altrui, da sempre "personaggio" controcorrente, si spende affinché la Cultura diventi di moda più dei tatuaggi (lei ne ha 9... per ora!) e i giovani imparino che essere individualisti (con una puntina di egocentrismo) è decisamente più appagante del farsi inglobare in un unicum omologato fatto di rituali e convenzioni. Se un dio esiste, lei gli ha chiesto in dono un cervello funzionante rinunciando ad un bel décolleté!

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