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Sanremo 2021. Sui social parte la kermesse di polemiche e luoghi comuni.

Il Festival di Sanremo 2021 è iniziato poche ore fa… o forse no.

Come di consueto, anche quest’anno si è iniziato a parlare di Sanremo 2021… l’anno scorso! C’è sempre una grande curiosità attorno alla kermesse canora: chi ci sarà, chi sarà snobbato, quali saranno gli ospiti  e chi sceglieranno per fare da valletta. Sì, valletta! Mi rifiuto di usare il termine “co-conduttrice” perché è brutto, cacofonico e mi sembra una vera e propria presa per il culo! Eppure le femministe sono contente!

Poi ci sono i giornali di gossip e le trasmissioni trash che ogni anno, “col cuoooore”, creano notizie ad hoc sul programma: crisi, calo di ascolti, scandaletti, liti, plagi,… e da dicembre iniziano ad intervistare i protagonisti nella speranza di qualche scoop o anteprima. Poi, continuano a marciarci su con centinaia di ospitate fino a maggio.

Potevamo risparmiarci le polemiche sui social?

Ma anche no! E infatti,  puntuali come le bollette (le uniche cose che, per chissà quale strana magia, arrivano puntuali per posta), appaiono sulle pagine di Facebook le solite menate populiste, qualunquiste e completamente prive di un costrutto logico. La manfrina che ormai ci ammorba da anni è che il festival sia un inutile spreco di denaro pubblico e che i soldi di Sanremo potrebbero essere usati per ricostruire le zone terremotate. Che noia! Che barba!

E a nulla serve spiegare che i soldi raccolti col canone non sono infiniti e non bastano da soli a coprire tutte le spese di Mamma RAI o che non spetta alla RAI ricostruire le zone terremotate. Ci sarà sempre qualcuno che continuerà a dire queste baggianate.

Anche con questo Sanremo 2021 ( come dice Amadeus “venti-ventuno”), le cose stanno procedendo come da copione, ma è inutile nascondercelo: ai soliti bla bla bla se ne sono aggiunti alcuni nuovi. Già! Perché questo 71° Festival della canzone italiana è molto diverso dalle edizioni precedenti.

Diverso perché è il primo (e speriamo anche l’ultimo!) dell’era CoViD.

Ed ovviamente, potevano mancare le polemiche legate al virus? Ovviamente no.  La prima polemica ha riguardato la presenza del pubblico in teatro in questo Sanremo 2021. Devo dire che, avendo visto la prima serata, la mancanza del pubblico in sala per noi a casa è del tutto ininfluente. Vi dirò: mi è anche piaciuto il silenzio, l’ordine sebbene mi renda conto di quanto possa essere difficile per un artista stare davanti ad una platea vuota. Ma, si sa: the show must go on!

Una cosa in particolare, però, mi ha fatta incazzare come una lucertola in una nuvolosa giornata agostana: leggere sui social  che“il Festival si doveva evitare per rispetto di tutti quegli italiani che hanno perso il lavoro, che han chiuso le loro attività e per i morti e perché a noi vietano tutto mentre loro…”. E niente! Questa è l’apoteosi dei luoghi comuni e delle cazzate più assurde! Le persone che condividono questo pensiero dimostrano di non aver capito un tubo! Uso un eufemismo perché col turpiloquio ho già dato e non voglio urtare la Vostra suscettibilità, miei cari Lettori.

La risposta

È evidente che chi ha scritto quest’accrocchio di minchiate (a ‘sto giro, non ce l’ho fatta a usare un eufemismo!) ignora qualcosa di molto importante: il Festival quest’anno serve più che mai a dare una boccata di ossigeno al settore artistico.

Sanremo 2021 sta dando un minimo di lavoro a questo settore che, a giochi fatti, è il più colpito in assoluto dalla situazione che stiamo vivendo. Dietro uno spettacolo, sia esso teatrale o televisivo, le riprese di una fiction o di un film, un concerto, lavorano una marea di operai. Quelle persone (che vengono sommariamente indicate come “maestranze”) stanno completamente ferme da oltre un anno ed hanno famiglia anche loro. qualcuno ha la “fortuna” (si noti il virgolettato) di essere in cassa integrazione, ma molti sono rimasti completamente senza introiti . Ben venga, dunque, il Festival!

E non dobbiamo dimenticare che questo evento è importante anche per il settore della musica che lo attende e ci lavora per un anno intero (e anche più!): non solo i cantanti e le case discografiche, ma anche  autori, arrangiatori, compositori, musicisti che lavorano nell’ombra, ma che hanno pur diritto di vivere del loro lavoro.

 Non mi addentro, poi, a parlare del ritorno in termini economici che il Festival dà alla Liguria (floricultura, turismo,…). Credo sia abbastanza ovvio, soprattutto quest’anno in cui non sappiamo come andrà il turismo internazionale, incentivare il turismo interno, nella speranza che ci sia almeno quello!

La riflessione

Le parole “rispetto per i morti” non riesco a togliermele dalla testa. Il lutto si porta dentro; una perdita non si colma mai. Non voglio sembrare cinica, ma io credo che al dolore si può e si deve reagire. Sono convinta che  il rispetto per i morti non debba far dimenticare il rispetto per i vivi e non debba togliere la dignità ai lavoratori del settore artistico che chiedono di poter tornare ai loro mestieri con le dovute cautele dettate dalle norme anti-CoViD.

Florinda

Florinda

Nata a Bari e cresciuta nell'hinterland, zitella per scelta altrui, da sempre "personaggio" controcorrente, si spende affinché la Cultura diventi di moda più dei tatuaggi (lei ne ha 9... per ora!) e i giovani imparino che essere individualisti (con una puntina di egocentrismo) è decisamente più appagante del farsi inglobare in un unicum omologato fatto di rituali e convenzioni. Se un dio esiste, lei gli ha chiesto in dono un cervello funzionante rinunciando ad un bel décolleté!

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