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Il nostro futuro è nelle mani dei bimbiminkia

Sono sgomenta, affranta, atterrita e impaurita. Mi sembra di essere in quel vecchio film del ’56 intitolato “L’invasione degli ultracorpi”. In quel film la Terra è invasa da alieni capaci di diventare copie perfette degli uomini e programmati per eliminare il genere umano. Ecco, i bimbiminkia sono esattamente così. E loro sono il nostro futuro: quello del nostro Paese e del nostro pianeta. Poveri noi!!!

Non voglio descrivervi i bimbiminkia perché, in rete, troverete un sacco di siti in cui ne parlano ampiamente (vi basterà solamente digitare la parola “bimbominkia” o “bimbominchia” per trovare una marea di articoli sul tema). Qui voglio solamente esprimere, come al solito, il mio pensiero, ispirato dalla conoscenza diretta con una bimbaminkia che mi ha spiazzata (e chi mi conosce sa che non è affatto facile spiazzarmi!).

La bambina che mi ha ispirato questo pezzo ha 12 anni (quindi parliamo sul serio di una bambina!), ma già da tempo va in giro truccata (e credo si trucchi anche per andare a scuola) e mette il reggiseno imbottito due taglie più grande della sua (lei ha la taglia zero, per intenderci). Si atteggia da adulta, sprezzante di tutto e tutti. Pubblica su Facebook pensieri da donna delusa dalla vita e dall’amore accompagnati da selfie in atteggiamenti da “fucking queen”. Leggo cose del tipo: “dopo tanta sofferenza, so che un giorno arriverà l’amore, quello vero”. (Ma sei appena nata!) Oppure: “un giorno saprò perdonarmi per il male che mi sono fatta e che ti ho permesso di farmi”. (Hai urtato l’alluce contro lo spigolo o la mamma ti ha dato uno sculaccione perché hai avuto 4 in aritmetica?) O ancora: “le ferite bruciano e bruceranno, ma saprò superare il dolore”. (Un cerottino e via! Comunque, la prossima volta, il coltello fallo usare alla mamma!) Mi domando: se a 12 anni una ragazzina scrive così, a 40 cosa scriverà? E soprattutto: quali esperienze ha fatto per esprimersi in questo modo? E pensare che alla sua età io e le mie coetanee leggevamo “Cioé”, e passavamo il tempo a ritagliare le foto dei cantanti per appiccicarle sul diario.

Il problema, comunque, è generale. Questi bambini si atteggiano da uomini e donne adulti, ma di adulto non hanno nulla. Anzi!!! Sono completamente disconnessi dalla realtà, ma credono di conoscere il mondo. Poi, basta chiedere loro un’opinione su un fatto di cronaca e ti guardano inebetiti. Anzi, ti guardano come se l’ebete fossi tu e come se avessi fatto loro una domanda assurda. Non guardano un tg, non leggono la cronaca. Per loro Renzi è il Presidente della Repubblica e Amerigo Vespucci è solamente una nave. Non sanno perché le lancette dell’orologio vadano spostate un’ora avanti o indietro e nemmeno sanno di quanti giorni è composto ogni mese. Hanno un lessico così povero che quasi parlano a gesti. Scrivono “xké”, “anke” e, e questo è il peggio “o fatto” e “c’è n’è”. Non leggono se non quando sono costretti e, quando lo fanno, non capiscono cosa leggono e nemmeno hanno la curiosità di capire. Non si pongono domande. Sono apatici e patologicamente disillusi nell’età dell’illusione. I loro orizzonti sono imprigionati nella rete. E per quanto la rete sia ricca di informazioni, loro vivono in un mondo virtuale fatto esclusivamente di chat piene di faccine itteriche, cuoricini e medi alzati, Facebook (dove hanno il loro domicilio) e videogiochi. Le loro uniche preoccupazioni: i vestiti alla moda, i pantaloni coi risvoltini, il cellulare con la connessione ultraveloce e, per le femminucce, le unghie lunghe e laccate di colori improbabili che facciano pendent con le scarpe in stile Frenkstein alte 20 centimetri. Hanno tutto: dalla lauta paghetta settimanale al cellulare da 700 euro, passando per il bracciale Pandora zeppo di ciondoli dai prezzi esorbitanti o il berretto New Era… ed hanno anche il coraggio di lamentarsi dei loro genitori se hanno l’ardire di contraddirli.

Sono ignoranti, arroganti, supponenti. In una parola: insopportabili! Al pensiero che saranno loro gli uomini e le donne che, un domani, comanderanno il mondo, io rabbrividisco.Il nostro futuro è nelle mani dei bimbiminkia

Ma la colpa non è loro. La colpa, come sempre, è nostra. Siamo noi i genitori di queste generazioni, quindi i bimbiminkia li abbiamo creati noi! Sono il frutto dei non valori che siamo stati in grado di trasmettere loro. Li abbiamo lasciati in balia di Peppa Pig e Pingu, col loro frasario ridotto a versetti, grugniti e scoregge. Poi li abbiamo affidati alla Play Station. Non abbiamo tempo per stare con loro a parlare di come vada il mondo e del perché delle cose. Non ci preoccupiamo di seguire la loro crescita e i tumulti emotivi che devono affrontare. Permettiamo loro di atteggiarsi da “grandi” perché ci fa comodo. Non regaliamo loro un libro. Non insegnamo loro ad apprezzare il bello delle cose o a sognare. Li lasciamo nell’ignoranza.

Un’ignoranza che nemmeno la scuola riesce a colmare. Non si studia più la poesia. I “Promessi sposi” sono fuori moda. Le tabelline non si imparano più. E la grammatica nemmeno. Non servono! Ormai non serve imparare a coniugare correttamente i verbi o a “far di conto” usando solamente le abilità della propria mente. E così ci ritroviamo ragazzini coi cervelli atrofizzati. Tanti zombie insoddisfatti e pretenziosi, incapaci di apprezzare ciò che veramente conta della vita: il Sapere.

E questi sono gli uomini e le donne che tra una ventina d’anni dovranno mandare avanti il mondo.

Però… ce la siamo cercata!

P.S.: Chiedo scusa a quanti genitori di bimbiminchia possano aver riconosciuto i propri figli e possano essersi offesi. Magari, invece di offendervi, fermatevi a riflettere. Forse siete ancora in tempo per migliorare le cose. I ragazzini sono spugne pronte ad assorbire. Tocca a noi dar loro qualcosa da assorbire.

Meditate gente, meditate.

Florinda

Florinda

Nata a Bari e cresciuta nell'hinterland, zitella per scelta altrui, da sempre "personaggio" controcorrente, si spende affinché la Cultura diventi di moda più dei tatuaggi (lei ne ha 9... per ora!) e i giovani imparino che essere individualisti (con una puntina di egocentrismo) è decisamente più appagante del farsi inglobare in un unicum omologato fatto di rituali e convenzioni. Se un dio esiste, lei gli ha chiesto in dono un cervello funzionante rinunciando ad un bel décolleté!

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