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L’amore non ha età: basta non fare gli adolescenti dopo gli “anta”!

Sono stanca di parlare di CoViD! Voglio cambiare argomento ed ho scelto di parlare d’amore. In fin dei conti, a San Valentino non ho detto niente. Recupero oggi. Vediamo un po’…

Uno dei luoghi comuni più comuni [gioco di parole voluto!, n.d.a.] sull’amore è “L’AMORE NON HA ETÀ”. Palleeeeeeeeee! Ce l’ha un’età, eccome se ce l’ha! Anzi, a pensarci bene, ne ha tante.

Mi spiego meglio. Il sentimento amoroso non ha età… è vero! Ad avere un’età sono le persone che si innamorano, che amano. E così, quel sentimento cambia, si evolve, matura di pari passo con chi ama. Il problema sorge quando le persone non cambiano, non evolvono, non maturano. In sintesi: non crescono. Ma andiamo per gradi.

fonte dreamstime.comSiamo stati tutti bambini e tutti, già all’asilo, ci siamo innamorati e abbiamo picchiato il compagno o la compagna che ci faceva battere il cuoricino. Tra bambini si fa così. Mah! 

Poi si cresce e, crescendo, arrivano le tempeste ormonali. Il corpo cambia, la voce pure e si insinua nei nostri cervelli un bel po’ di malizia, ma quella sana, fisiologica. Inevitabilmente, arriva il momento in cui i maschietti, troppo pelosi per essere bambini e troppo poco per essere uomini, sono attratti dalle femminucce che, invece, sono già decisamente donne, almeno fuori.  E li vediamo: i primi sono lì, goffi, impacciati, inesperti che non sanno cosa fare, come o quando farlo e nemmeno perché. Le altre, invece, sembrano essere già consapevoli del loro potere sull’altro sesso. Ma a quest’età, in fondo, l’attrazione è innanzitutto fisica. E ce ne vuole per provare attrazione verso una persona brufolosa!

L’amore arriva dopo, ma arriva e sappiamo che è bellissimo, nonostante le sue ansie e i suoi patemi. In fondo, amare è, a tutte le età, una delle cose migliori della vita dopo mangiare e dormire, si intende! O prima? Fate voi!

L’adolescenza finisce, prima o poi. Per alcuni finisce “prima”, ma per troppi finisce “poi”… molto poi… troppo poi… per qualcuno praticamente MAI! Siamo in un’epoca in cui, superati i trenta, ci sentiamo ancora ragazzini, spesso senza voglia di fare sul serio. Ma pure superati i quaranta! E superati i cinquanta? Peggio mi sento!

Ed è questo il nocciolo della questione: son sempre meno quelli che a trent’anni, lustro più lustro meno, cercano l’anima gemella e la trovano.  Ormai non c’è più voglia di impegnarsi perché impegnarsi vuol dire avere responsabilità e non potersi più concentrare su se stessi e coltivare il proprio ego. Meglio vivere alla giornata, tra relazioni a tempo determinato e trombamicizie; restare eterni adolescenti che si impegnano per un po’, ma non troppo o troppo a lungo. Quando poi il gioco diventa troppo duro, si taglia la corda.

Il brutto arriva quando si realizza di aver solamente perso tempo tra relazioni inutili e amicizie di letto. Ci si sveglia un giorno e ci si ritrova soli. Si realizza che si è ormai zitelle o sfigati.  Diciamo pure: “single“. D’altra parte, “single” suona meglio di zitella o di sfigato! 

Orsù! Non raccontiamoci frottole! Il giro di boa degli “anta” ci porta inevitabilmente a fare dei bilanci. Ci fa anche fare i conti con gli acciacchi, con le rughe e i capelli bianchi (per chi li ha!), con la presbiopia e gli occhialini da lettura che, soprattutto le donne, cercano di far passare per un accessorio carico di sensualità (specie se la stanghetta viene stretta maliziosamente tra le labbra mentre ci si fa un selfie con sguardo languido).

Diciamola tutta, senza indorare la pillola: la solitudine, a quest’età, pesa come un enorme macigno. E cosa fare per non farsi schiacciare, per non cadere in depressione? Mettersi in gioco, gettarsi ancora nella mischia che “John Travolta scansati perché in pista ora ci sono io”. L’importante è non esagerare! Perché quello che ci frega è proprio l’esagerazione, il voler stupire con effetti speciali. Il voler a tutti i costi sembrare giovani, meglio se adolescenti, rampanti e performanti rischia di renderci poco credibili, ridicoli. Ma questa è tutta questione di maturità, non solamente anagrafica. 

Meditate, gente. Meditate. 

 

Florinda

Florinda

Nata a Bari e cresciuta nell'hinterland, zitella per scelta altrui, da sempre "personaggio" controcorrente, si spende affinché la Cultura diventi di moda più dei tatuaggi (lei ne ha 9... per ora!) e i giovani imparino che essere individualisti (con una puntina di egocentrismo) è decisamente più appagante del farsi inglobare in un unicum omologato fatto di rituali e convenzioni. Se un dio esiste, lei gli ha chiesto in dono un cervello funzionante rinunciando ad un bel décolleté!

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