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La cultura della donazione: siamo ancora troppo pochi a donare

La cultura della donazione: siamo ancora troppo pochiAttentati, stragi, violenza gratuita, malattie strappano ogni giorno la vita dalle mani di tante persone. Eppure molte di quelle vite si potrebbero salvare se solo ci fosse una radicata cultura della donazione del sangue, degli organi, del midollo.

La cultura della donazione, però, non riesce a diffondersi e a radicarsi nella nostra società. Ci sono ancora troppa ignoranza, tanto egoismo e poche iniziative mirate a spiegare cosa significhi diventare donatori e poter fare del bene. Per molti, dunque, donare è ancora un tabù.

Quando si parla di donazione la prima cosa che ci viene in mente è donare il sangue. Ci viene in mente, ma non ci spinge a rivolgerci ai centri di raccolta per compiere un atto di civiltà e solidarietà che, non solo aiuterebbe gli altri, ma arricchirebbe noi stessi, facendoci sentire parte di un sistema di solidarietà verso il prossimo, chiunque esso sia.

Poi arriva la maxiemergenza, l’attentato e ci precipitiamo in massa a donare il sangue, spinti dall’onda del dolore e dagli appelli che chiedono di donare perché le banche del sangue sono a corto di scorte. O, ancora, ci decidiamo a donare se un nostro amico o parente deve operarsi.

No, gente! Non ci siamo proprio!!!

Non bisogna aspettare che il dramma ci colpisca da vicino per farci alzare le chiappe e farci decidere a donare il sangue.  Non dobbiamo aspettare che del sangue venga versato per raccoglierne altro. Dobbiamo iniziare a vedere la donazione di sangue (o plasma o altri emoderivati) come un appuntamento fisso della nostra vita, come un’attività normale. Non ci costa niente!

Ok! Un paio di aghi in vena, magari un po’ di torpore al braccio, senso di debolezza e qualche capogiro, ma cosa sono questi momentanei fastidi di fronte alla consapevolezza di poter, nel nostro piccolo, contribuire a salvare una vita umana?

E poi ci sono la donazione del midollo, degli organi tra vivi e post mortem.

Quanta paura ci fa l’idea di donare pezzi del nostro corpo agli altri, vero? Quanta paura ci fa anche l’idea di doverci sottoporre ad un intervento chirurgico per farci portar via un po’ del nostro midollo, una porzione del nostro fegato o un rene. Abbiamo paura della nostra sofferenza o delle nostre cicatrici. Ma io una cicatrice che mi ricordi per sempre di aver salvato la vita a qualcuno la porterei come una medaglia e ne sarei orgogliosa!

Essere inseriti nelle liste dei donatori di midollo, per esempio, non significa necessariamente doversi far sforacchiare la schiena. Si può restare iscritti in quelle liste e non esser mai chiamati perché non si risulta compatibili con nessun malato che abbia bisogno di midollo. Ma già essere iscritti in quelle liste ci eleva spiritualmente, ci arricchisce, ci rende migliori e speciali.

E se poi, un giorno, dall’altra parte del mondo uno sconosciuto avrebbe bisogno di noi?

Facciamo un discorso al contrario. Pensiamo che ad avere bisogno non sia qualcun altro, ma noi stessi, in prima persona. E pensiamo che dalla donazione dipenderebbe la nostra vita o la nostra morte. Da qualche parte del mondo, per la legge dei grandi numeri, qualcuno compatibile c’è. Ma se quel qualcuno non fosse tracciato nelle liste dei donatori, la nostra vita sarebbe segnata, al capolinea. Non vorremmo, dunque, che tutti fossero donatori?

E allora cosa aspettiamo a decidere di compiere un gesto di generosità? Ci vuol davvero poco!

Il più grande tabù, comunque, lo abbiamo sulla donazione degli organi post mortem. Sappiamo che, affinché avvenga l’espianto degli organi si debba essere dichiarati cerebralmente morti ma tenuti in vita artificialmente. Molti si domandano come si faccia a stabilire se una persona è davvero clinicamente morta o se, anche se infinitesimali, non ci siano le chance di riprendersi. Su questo tema io come molti di voi, amici miei, non ho una risposta, ma sicuramente i medici sì. Dunque, informiamoci e diamo un senso alla nostra vita dando il consenso alla donazione.

Ah! Visto che ci siamo, una piccola nota. Qualora decideste di diventare donatori di organi (o lo siate già per scelta etica), ricordate che la vostra scelta può essere trascritta sul vostro documento d’identità. È sufficiente compilare l’apposito modulo in sede di rinnovo del documento, presso l’ufficio anagrafe del vostro Comune. Purtroppo gli impiegati non vi chiedono se volete compilarlo, anche se dovrebbero. Molti non lo fanno più perchè tante persone, alla domanda, hanno risposto male a causa dell’ignoranza in tema di donazione e hanno accusato i poveri impiegati di essere iettatori.

In fondo cosa c’è di più bello che donare la vita? E si può donare la vita in tanti modi, non soltando procreando.

Meditate, gente. Meditate!

Florinda

Florinda

Nata a Bari e cresciuta nell'hinterland, zitella per scelta altrui, da sempre "personaggio" controcorrente, si spende affinché la Cultura diventi di moda più dei tatuaggi (lei ne ha 9... per ora!) e i giovani imparino che essere individualisti (con una puntina di egocentrismo) è decisamente più appagante del farsi inglobare in un unicum omologato fatto di rituali e convenzioni. Se un dio esiste, lei gli ha chiesto in dono un cervello funzionante rinunciando ad un bel décolleté!

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