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Silvio Berlusconi: nel bene o nel male, un uomo che ha cambiato la TV e l’Italia.

Muore oggi, a 86 anni e dopo una lunga malattia, Silvio Berlusconi.
Giornali, TG e trasmissioni varie ed eventuali spendono fiumi di parole nei loro coccodrilli. Ognuno, come ovvio, a modo suo: qualcuno lo beatifica, qualcun altro ne fa un martire, per altri ancora era (e resterà chissà per quanto altro tempo) un nemico da combattere.

Tutti, però, sono implicitamente d’accordo su una cosa: Silvio Berlusconi, che ci piaccia o no, ha cambiato la nostra società.
Con onestà intellettuale gli si deve riconoscere il grande intuito che lo portò a fondare, già a fine Anni ’70, la prima TV privata italiana che prometteva di essere “generalista”. Per merito di quel testardo e visionario imprenditore milanese finiva, quindi, il monopolio della TV di Stato e si apriva una nuova era della comunicazione mediatica. Più libera? A Voi il giudizio. Sicuramente più varia, più giovane, più fresca.

Erano gli Anni ’80. Ero una bimba. Ricordo ancora il simbolo del ” biscione” che con le sue spire disegnava un 5 in basso a destra del teleschermo di quel piccolo televisore rosso con l’antennina tonda che stava sul mobile ad angolo nella cucina di casa mia. Aveva solo sei canali e, finalmente, iniziammo ad usare i tasti dal 4 al 6!
Vividi sono i ricordi dei primi programmi per bambini: il pupazzo Five con la voce di Marco Columbro sulla rete ammiraglia o il cane rosa di nome Uan (scritto proprio così) che litigava con un giovanissimo Bonolis in Bim Bum Bam sulla più giovane Italia 1. Quei programmi scandivano i pomeriggi di noi bambini. È in quel periodo che abbiamo imparato a disobbedire ai nostri genitori che ci volevano concentrati sui libri. Siamo stati costretti ad “incastrare” sapientemente una poesia da studiare tra un “Uomo tigre” ed una “Candy Candy”, un problemino di aritmetica da risolvere tra un “Holly e Benji” ed una “Creamy”.
“Topo Gigio” e lo “Zecchino d’Oro” col suo Mago Zurlì erano di colpo “roba vecchia” insieme a “Tom e Jerry”, a “Will Coyote” e “Braccio di Ferro”.

Alle 18:00, poi, si dava spazio ai “grandi” e via con le serie TV più belle di quegli anni, quelle che – probabilmente – Mamma Rai aveva snobbato: da “Supercar” all’omologa due ruote di “Street Hawk” passando per “Automan” e “Manimal” (con effetti speciali che, per l’epoca, erano fighissimi) , da “Riptide” a “Magnum P.I.” senza dimenticare “Mai dire sì” (con un affascinante quanto sconosciuto Pierce Brosnan) e “21 Jump Street” (che ci permise di conoscere l’astro nascente Johnny Depp e di sbavare sui suoi poster marcati “Cioè”). Immersi in tutta questa “americanità” crescevamo e cambiavamo, ci emancipavamo. Sognavamo le spiagge assolate di Miami, i grattacieli e i ghetti di New York, le auto performanti, la bella vita,… Niente più “Don Camillo” o “Marcellino Pane e Vino”. Che noia!

E poi c’era la pubblicità. Il compromesso per avere una vasta offerta nei palinsesti senza dover pagare l’odiato canone Rai. Era tanta, la pubblicita. Colorata. Allegra. Accattivante. Per grandi e piccini. A tutte le ore: era finita l’era del “Carosello e poi a nanna”. Giocattoli, figurine, merendine, macchinine, ma anche il Cynar di Ernesto Calindri, il pennello Cinghiale (“Per una parete grande non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello”), il caffè di Nino Manfredi, le telefonate allunga-vita della SIP, i detersivi,… i desideri crescevano in maniera esponenziale. E i consumi? Anche!

In quella TV c’era tanto da vedere anche per gli adulti. Berlusconi, pian piano, riuscì a portare via dalla Rai le sue pietre miliari: Mike Bongiorno, Corrado, Sandra e Raimondo, Maurizio Costanzo; per qualche tempo anche Pippo Bando lasciò Viale Mazzini. Diede loro tanto spazio: appuntamenti quotidiani, programmi in prima serata, trasmissioni domenicali che si ponevano in una diretta quanto smaccata concorrenza con Domenica In, sit-com… Io, lo ammetto, sono cresciuta col Costanzo Show.
Negli anni, ottenne che potessero fare la diretta. Già: nelle reti di Berlusconi non si poteva fare la diretta; quella è restata a lungo appannaggio esclusivo della TV di Stato. Qualcuno sa spiegarmi il perché?

Silvio creò anche nuovi personaggi che oggi sono le nostre pietre miliari: da Gerry Scotti ad Amadeus passando per Fiorello (se vogliamo, tutti figli anche di quella DJ Television targata Cecchetto che ha dato i natali discografici a Jovanotti). Vi pare poco? Gli anni passavano a suon di battaglie di Auditel che, sempre più spesso, segnavano la sconfitta della Rai.

Finché, negli Anni ’90, non arrivarono nelle TV private di Berlusconi anche i telegiornali con il loro taglio nuovo, sicuramente più aggressivo e non troppo impomatato, un punto di vista narrativo spostato un po’ più in là. E la Rai fu costretta ad adeguarsi.

Con il nuovo millennio la TV generalista e gratuita ha strizzato l’occhio ai reality ed ai talent show già in auge negli Stati Uniti. Il grande successo di questi programmi, per alcuni inaspettato, è un po’ sfuggito di mano: Amici di, Grande Fratello, Grande Fratello VIP (i redivivi) , L’ Isola dei famosi (che poi è per lo più l’Isola delle meteore o degli aspiranti VIP) La Fattoria, La Talpa, Il brutto anatroccolo, La pupa e il secchione, Temptation Island, Temptation Island VIP (stessa storia del Grande Fratello VIP e dell’Isola) , … a cui la Rai risponde con altri reality un pelino più politically correct (e per questo meno appetibili e apprezzati dal pubblico sempre più succube del trash) come Pechino Express, Il collegio, La caserma.

Ecco: la chiave di volta della TV dei nostri giorni si chiama trash, con buona pace degli intellettuali di tutto l’arco istituzionale.
Ancora una volta la TV di Silvio Berlusconi ci influenza e insinua in questa società una vena di voyeurismo, cattivo gusto, pettegolezzo che, nelle giuste dosi, farebbe bene all’evoluzione. Nelle giuste dosi! Il che significa “a.B.D.U.” (avanti Barbara D’Urso).

Nel bene e/o nel male, quindi, la nostra società sempre più consumista e mediatica, è un po’ figlia di Silvio Berlusconi anche se, ormai da anni non se ne occupava più (davvero?).
Tirando le mie somme, io dico grazie a Berlusconi per avermi regalato il sottofondo audiovisivo dell’adolescenza ormai lontana e avermi dato la possibilità di praticare uno sport estremo: lo zapping.
Voi?

Florinda

Florinda

Nata a Bari e cresciuta nell'hinterland, zitella per scelta altrui, da sempre "personaggio" controcorrente, si spende affinché la Cultura diventi di moda più dei tatuaggi (lei ne ha 9... per ora!) e i giovani imparino che essere individualisti (con una puntina di egocentrismo) è decisamente più appagante del farsi inglobare in un unicum omologato fatto di rituali e convenzioni. Se un dio esiste, lei gli ha chiesto in dono un cervello funzionante rinunciando ad un bel décolleté!

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