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Famiglia. Dopo il 25 settembre, nuove (d)istruzioni per l’uso in arrivo?

Ho aspettato che finisse la rutilante campagna elettorale per tornare a scrivere, ispirata. Oggi, quindi, ho deciso di tornare su un argomento che mi sta particolarmente a cuore: la famiglia. Ve ne ho già parlato dopo l’approvazione del ddl Cirinnà (diventato L. 76/2016), ma il tema torna ad essere delicato e scottante in questi giorni, dopo la scorsa domenica. La Meloni ha vinto, con gran giubilo di molti e tanti dubbi di altri.

Dubbi strettamente legati alle arcinote posizioni conservatrici della “Giorgia nazionale” ed alla sua avversione nei confronti di tante attestazioni di civiltà tra cui l’adozione per le famiglie omosessuali e l’inseminazione artificiale. Tutte conquiste che che la nostra Italia ha faticosamente raggiunto negli ultimi decenni.

Ora. Il problema non è tanto (o meglio: non è soltanto) il pensiero della nostra futura premier, quanto il fatto che le sue idee oscurantiste e medievali sulla famiglia e sui diritti dell’infanzia siano condivise da una buona fetta di italiani.

Tutti loro confondono ancora il concetto di “padre e madre” con il concetto di “famiglia”, come se le due cose coincidessero. In realtà, i due concetti sono molto lontani. Oggi proviamo a far luce e, per farlo, che ne dite di affidarci alla Natura? Lasciamo che sia Lei la nostra guida, il nostro altissimo termine di paragone, la nostra Nemesi.

Il padre e la madre, biologicamente parlando, sono solamente i portatori degli organi riproduttori, dei gameti (ovulo e spermatozoo). In natura tutte le specie animali hanno i padri e le madri… ed hanno anche i padri “incinti” che partoriscono (i cavallucci marini). La Natura – Lei che è perfetta – ha stabilito che, nella maggior parte dei casi,  il “padre” esaurisca il suo compito con l’ingravidamento “delle madri”. “Delle”… plurale!!! Sì, perché lo stesso maschio, nella stagione degli amori, si accoppia con più femmine al giorno per garantire la prosecuzione della specie. Crea addirittura un harem, una famiglia poligama.

Una volta nati, i cuccioli difficilmente avranno rapporti significativi con il padre e verranno allevati ed educati dalle femmine. In molti casi, queste si raggruppano e curano tutte insieme la prole, senza stare a badare al legame di sangue. I piccoli, perciò, crescono in un nutrito contesto familiare “omosessuale” femminile, non con una mamma, ma con tante mamme, tutrici, insegnanti. Da queste famiglie tutte in rosa imparano le regole della sopravvivenza. Questo succede per gli elefanti, per la maggioranza delle scimmie, per i leoni,…

Pensateci: nessun leone (maschio), crescendo in una famiglia di sole femmine, perde la sua forza, la sua maestosa fierezza. La Natura non sbaglia un colpo… forse!!!

Vi siete accorti, miei cari Lettori, che ho introdotto il concetto di famiglia? La famiglia è quel “luogo” in cui un cucciolo trova protezione, insegnamenti, “amore”. Vale per tutte le specie. No, non per tutte… per le tartarughe no! Loro hanno sì un paio di genitori di sesso diverso, ma non sanno cosa sia una famiglia. Vengono abbandonate dalla madre, ancora sotto forma di tuorlo ed albume, in un orfanotrofio scavato nella sabbia di qualche spiaggia. Nascono e, povere orfanelle, uscite dalla buca/orfanotrofio, devono cavarsela da sole tra le insidie degli oceani. Ed in poche ce la fanno!!!

Quindi, cosa ci insegna la Natura? Che la famiglia non è per forza costituita da un padre e da una madre; una famiglia è costituita da chi vuole esserci ed è disposto ad rinunciare a un po’ di se stesso per gli altri membri del gruppo. Ci insegna anche che, senza una famiglia, di qualunque tipo essa sia, i cuccioli sono maggiormente esposti ai pericoli. E se questo vale per gli altri animali, perché non dovrebbe valere per noi animali-umani? Vediamo…

La famiglia, per come è intesa oggi, per gli esseri umani si fonda sul matrimonio. Questo nasce nelle società più antiche, quelle in cui la donna era sottomessa al padre-padrone; lui, per togliersela dal groppone, la dava in matrimonio con annessa cospicua dote (messa insieme anche a costo di vendersi un rene!). In pratica la cedeva in comodato d’uso! La firma dei documenti nuziali avveniva tra il padre della sposa e il padre dello sposo (o direttamente lo sposo). Le nozze si svolgevano in chiesa e la donna (che solitamente era poco più di una bambina) giurava, davanti a Dio e agli uomini, fedeltà al marito (una promessa che era un modo edulcorato di dichiararsi schiava); subito dopo, “il pacco” passava di mano e, dalla casa del padre si trasferiva a casa del marito dove doveva fare le faccende, ma anche assolvere ai doveri coniugali e badare alla numerosa prole (e, nelle classi più povere, doveva anche andare a spaccarsi la schiena nei campi). Una schiava, appunto! All’epoca, se non ti sposavi, l’alternativa era il convento… che forse era meglio!

È da qui che nasce il concetto di famiglia inteso come l’equazione

“uomo+donna(sottomessa)+matrimonio=padre+madre(sottomessa)+figli”

Altro non è che una deriva socio-culturale tutta umana, una sovrastruttura necessaria a legittimare una certa visione retrograda della società e della donna in particolare. Quella creata con il matrimonio, dunque, non è la “famiglia naturale” perché, lo abbiamo visto poco fa, in natura il matrimonio non esiste e la “famiglia” non è quasi mai quella del Mulino Bianco!

Oggi la donna pare (e sottolineo “pare”) si sia affrancata da quella posizione di soggezione, di sudditanza, di inferiorità in cui è stata costretta per millenni. Ne discende che, ormai, il matrimonio rappresenti solamente l’inutile ed obsoleto retaggio atavico di una società arcaica. Vero è, infatti, che sempre più persone optano per la convivenza. Il matrimonio, quindi, resta un contratto e i sentimenti non possono essere l’oggetto di un contratto! Chi dice il contrario è succube di schemi sociali preconfezionati, un po’ troppo smielati e melensi e piuttosto datati.

Detto ciò, Vi voglio condurre ad una ulteriore riflessione, Amici miei: la ultracattolica Spagna, ormai da decenni, ha aperto gli occhi ed ha dato spazio alle idee ed ai diritti tutti, senza distinzione di sesso, razza, religione (ah… no… scusate… quella che ho citato è la Costituzione Italiana). Il Paese della paella e della corrida ha permesso le unioni civili tra coppie omosessuali molto tempo prima di noi, consente l’inseminazione artificiale, il suicidio assistito,… E noi? L’Italia, laica solo sulla Carta, ci deve pensare… deve fare mille mila emendamenti ai disegni di legge… deve stare attenta a non contraddire Sua Santità, manco fossimo – noi italiani – suoi sudditi. Nel frattempo, le conquiste sociali rallentano la loro corsa, quando non si fermano proprio!!! E questo stop potrebbe arrivare con il nuovo governo.

Stando alle dichiarazioni vecchie e nuove del nostro futuro primo ministro (mi rifiuto di declinare “ministro” al femminile!), per le coppie omosessuali i patti civili sono tutto ciò a cui possano aspirare. I figli? Assolutamente no!

Per lei e per chi ne condivide il pensiero, è inconcepibile la procreazione assistita, ma inaccettabile anche l’adozione per le coppie omosessuali. Due uomini o due donne che sono una coppia stabile, non solo per scelta ma anche in base alla legge, secondo questa visione medievale della società, non sono in grado di creare una famiglia in seno alla quale curare al meglio i bambini, amarli, crescerli, educarli. Secondo questi oscurantisti, un bambino ha bisogno, in una visione binaria limitata e limitante, di una madre e di un padre. Per forza!

Andateglielo a dire agli elefanti, alle scimmie, ai leoni… e pure alle tartarughe!

E già! Perché, sempre seguendo questa corrente ideologica, i bambini che hanno la sfortuna di nascere soli, come le tartarughine, è giusto che restino negli orfanotrofi, senza mai conoscere il calore di un abbraccio che sia di mamma uno o di mamma due, di babbo uno o di babbo due. È giusto, per loro, che non apprendano mai il senso di famiglia, quello vero! È, invece, cosa buona e giusta che questi orfani crescano negli orfanotrofi o nelle case-famiglia che di casa e di famiglia non hanno nulla! 

Concludo scusandomi con Voi, miei adorati e pazienti Lettori, per essermi dilungata. Spero siate arrivati a leggermi fin qui e che siate riusciti a soffermarvi su cosa sia veramente importante: la famiglia tradizionale costruita dall’uomo e cara ai conservatori o la famiglia naturale nell’accezione letterale del termine? E cosa sarebbe meglio: lasciare i cuccioli in orfanotrofio o permettere loro di vivere in una famiglia vera, senza stare a guardare il sesso dei componenti della coppia? Inoltre, non credete che un bambino nasca privo dei nostri preconcetti sulla sessualità e, quindi, non senta la differenza tra avere una mamma ed un papà o avere due mamme/due papà?

Vi lascio con questi quesiti, sperando che la scelta del popolo italiano, a ‘sto giro, non rischi di riportarci indietro nel tempo, a qualche decennio fa. Tuttavia…

Meditate, Elettori. Meditate.

L’assenza di immagini in questo post è il frutto di una scelta precisa: ho voluto esaltare, dare maggior peso alle parole. 

Florinda

Florinda

Nata a Bari e cresciuta nell'hinterland, zitella per scelta altrui, da sempre "personaggio" controcorrente, si spende affinché la Cultura diventi di moda più dei tatuaggi (lei ne ha 9... per ora!) e i giovani imparino che essere individualisti (con una puntina di egocentrismo) è decisamente più appagante del farsi inglobare in un unicum omologato fatto di rituali e convenzioni. Se un dio esiste, lei gli ha chiesto in dono un cervello funzionante rinunciando ad un bel décolleté!

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